Debutta per il Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto, in prima mondiale, La porta divisoria, opera lirica composta da Fiorenzo Carpi su libretto di Giorgio Strehler, ispirata al racconto La metamorfosi di Franz Kafka.
Commissionata dal Teatro alla Scala per la stagione 1956/57, la partitura non andò però in scena né in quella stagione, né tantomeno in quella successiva (quando fu nuovamente inserita in cartellone), non avendo Carpi mai terminato l’ultimo dei cinque quadri previsti.
Il manoscritto dell’opera, conservato presso l’Archivio Storico del Piccolo Teatro, oggi può finalmente, dopo oltre sessant’anni, vivere e risuonare in teatro, complice l’intervento del compositore Alessandro Solbiati, che ne ha scritto ex novo il finale, e la regia di Giorgio Bongiovanni, ex allievo del primo corso della Scuola del Piccolo, che da anni porta avanti, nel suo lavoro, il magistero strehleriano.
Per Strehler è un’altra tappa della sua meditazione sull’Uomo: centrale è il tema dell’incomunicabilità, della marginalizzazione del “diverso”; in profonda sinergia, la musica di Carpi, al passo con le avanguardie del secondo Novecento, anima atmosfere dai timbri suggestivi, spigolosi, dando corpo alle inquietudini esistenziali dei personaggi. Una riscoperta di Carpi quale eccezionale compositore non solo di musica per il cinema o il teatro e, soprattutto, la celebrazione postuma di quel meraviglioso sodalizio che, per cinquant’anni, lo unì a Strehler, artisticamente e umanamente. In scena il 2 settembre al Teatro Caio Melisso di Spoleto, con replica il 3 e il 4 settembre.