Dopo Lettere agli italiani e Shakespeare Goldoni Brecht, un nuovo volume – con prefazione di Alberto Bentoglio – arricchisce la collana di scritti di Giorgio Strehler edita dal Piccolo Teatro in collaborazione con il Saggiatore.
«A un nuovo teatro, a un nuovo testo, a una nuova mentalità occorre un nuovo metro di rapporti e di legami tra pubblico e palcoscenico; soltanto accettando le nuove esigenze create dalle nuove conquiste si avvererà un teatro tecnicamente in aderenza con i tempi che stiamo vivendo, senza riserve.» Quando Giorgio Strehler scrive queste parole ha poco più di vent’anni e mancano pochi mesi al suo debutto alla regia; la sua creatura più importante, il Piccolo Teatro, nascerà solo alcuni anni dopo. Eppure in questo intervento ci sono già l’energia e la visione che caratterizzeranno tutta la sua produzione e, più in generale, il suo rapporto con la macchina teatrale: un «fare teatro» sempre legato alla necessità di esprimere opinioni, concetti, pensieri, dentro e fuori dall’arte, sempre con la massima onestà possibile.
Un teatro necessario raccoglie una lunga riflessione del 1987, in cui il regista ripercorre i primi otto anni di vita del Piccolo Teatro, in dialogo con una selezione di testi e articoli – alcuni dei quali mai pubblicati prima – scritti tra il 1942 e il 1945. Sono testi in cui si sente nitida la sua voce di giovane intellettuale che medita su un paese ferito dalla guerra: spesso ironico, talora sprezzante, lo Strehler ventenne è tanto speranzoso per le innovazioni portate dai movimenti artistici nati nell’immediato dopoguerra, quanto critico nei confronti delle chiuse e reazionarie istituzioni culturali italiane.
Questo volume ci offre così un ritratto inedito e doppio di uno dei più grandi registi italiani: del maestro consacrato, che si volge indietro al suo passato, e del giovane idealista, che fissa il domani con lo sguardo carico di possibilità. Perché, come scrive lo stesso Strehler: «Mai nulla cambia nel teatro. E cambia tutto. Mai la vita si ripete pur restando se stessa».