«Chiunque abbia visto un cartone animato del sabato mattina, un film di Abbott e Costello o una farsa a sfondo sessuale, ritroverà in Arlecchino le stesse tecniche di comicità. La Commedia dell’Arte, semplicemente, manipola il linguaggio ed esaspera i comportamenti umani: una ricetta che va sempre di moda (…) La scena di Arlecchino che corre avanti e indietro per servire contemporaneamente la cena ai due padroni è un esempio di meravigliosa farsa finemente architettata (e scatena grandi risate, oltretutto!).
Gli altri personaggi del cast ravvivano le situazioni con gag gestuali e verbali.
La commedia è recitata in italiano, con sovratitoli in inglese, ed è un peccato! Consigliamo al pubblico che non capisca l’italiano di consultare il riassunto di ogni atto prima dell’inizio, in modo da focalizzare l’attenzione sugli attori il più a lungo possibile. Altra soluzione è ignorare i titoli per almeno uno dei tre atti della commedia: il secondo, per esempio, che è pura comicità fisica.
L’Arlecchino di Strehler potrà anche essere accompagnato da anni e anni di critiche entusiaste, ma la reale esperienza che si prova nella visione dello spettacolo è paragonabile solo alla visione di una produzione hollywoodiana di qualità dalla sedia del regista».
(Charles Isherwoods, ”The New York Times”, New York, 22 luglio 2005)