L'amante militare

1951

Con la messinscena di questo lavoro di Goldoni, a cui viene affiancato nella stessa sera Il medico volante di Molière, si cerca di riproporre le esperienze del teatro all’improvvisa già iniziate con l’Arlecchino servitore di due padroni. L’occasione particolare è costruita attorno alla presenza in Compagnia di un attore come Marcello Moretti, e al desiderio di offrirgli la possibilità di due ruoli particolarmente adatti al suo temperamento e al suo fisico, come quelli di Arlecchino e di Sganarello. È dunque il puro divertimento spettacolare che la regia si pone come obiettivo: nascono così un Amante militare – in cui viene messa in rilievo anche la gustosa satira della vita militare, tanto odiata dall’autore – tutto giocato sulle pantomime e un Medico volante comico-acrobatico.

Personaggi e interpreti

Don Sancio Andrea Bosic
Don Garzia Marco Feliciani
Don Alonso Raoul Grassilli
Brighella Maria Bardella
Primo caporale Giulio Bosetti
Secondo caporale Marcello Bertini
Pantalone Checco Rissone
Rosaura Vittoria Martello
Beatrice Lia Angeleri
Corallina Grazia Migneco
Arlecchino Marcello Moretti

Scena di Mischa Scandella
Costumi di Ebe Colciaghi
Musiche di Fiorenzo Carpi
Pantomime di Jacques Lecoq

Testo di Carlo Goldoni

Regia di Giorgio Strehler

Milano, Piccolo Teatro, 27 ottobre 1951

Lo spettacolo è rappresentato assieme a Il medico volante di Molière.

Riprese

1951, 1952

Lo spettacolo è ripreso a Biella e Como.

Nel 1952 va in scena a Varese, Torino, Lugano, Lecco, Mantova, Napoli.

Strehler ne parla

Un altro passo nel grande universo teatrale goldoniano

La stagione portava anche un altro Goldoni [oltre alla seconda edizione di Arlecchino servitore di due padroni, ndr], L’amante militare. Un altro passo nel grande universo teatrale goldoniano, un nuovo Arlecchino per Moretti, uno spettacolo fondamentalmente critico, modernissimo e dissacrante, sulla guerra che ormai vedevamo da lontano.

Il lavoro teatrale. 40 anni di Piccolo Teatro. 1947-1955, Milano, Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa, Vallardi & Associati Editori, 1987

Rassegna stampa

Con pittoresca e vivacissima fantasia scenica

La commedia e la farsa hanno divertito moltissimo il pubblico. Giorgio Strehler le ha messe in scena con una fantasia scenica pronta e ricca e pittoresca e vivacissima. L’amante militare si svolse mentre da scale sotto la ribalta entravano e uscivano coppie di soldati a dare il cambio alle sentinelle con sobria e ritmica parodia. Ma a questa garbata caricatura si associò e la superò la comicità del Moretti, che sostenne la maschera di Arlecchino con un’amenissima goffaggine, una varietà di lazzi e di sgambetti veramente eccezionali. Il Moretti ebbe, più che applausi, acclamazioni; fu un sicuro, disinvolto, estroso, guizzante, sgambettante, caprioleggiante Arlecchino.

Renato Simoni, “Corriere della sera”, 28 ottobre 1951

La polvere d’archivio trasformata in polvere da sparo 

Io preferisco Strehler quando inventa da una cosa da niente un capolavoro. Quando lascia i suoi testi di marmo [pochi giorni prima, al Piccolo Teatro, era andata in scena la sua regia dell’Elettra di Sofocle, ndr] e si mette a dar vita alle quattro scartoffie di un canovaccio, sia pure scritti da due geni. Perché senza Strehler cosa sarebbero la commedia e la farsa rappresentate sabato al Piccolo?
Appena delle gocce di vecchio inchiostro cadute da due celebri e capaci calamai. […] Ed ecco Strehler che soffia sulle scartoffie e tramuta la polvere d’archivio in polvere da sparo.

Raffaele Carrieri, “Milano Sera”, 29 ottobre 1951

Strehler ha inventato uno spettacolo delizioso 

L’amante militare diverte molto. Lo Strehler ha inventato, è la parola, uno spettacolo delizioso. Né l’accento chapliniano sulla condanna di Arlecchino turba una giocondissima armonia. Arlecchino è interpretato da Marcello Moretti. Una comicità impetuosa e gentile, un estro splendidamente animatore. Inutile aggiungere che gli altri – il Grassili e il Feliciani, il Rissone e la Migneco, il Bosic e il Bardella, la Martello e il Bosetti, la Angeleri e il Martini – risolvono con precisione stilistica.

Eugenio Ferdinando Palmieri, “Il Tempo di Milano”, 10 novembre 1951

Tra l’aria lieve della commedia e la tempesta della tragedia

Un Goldoni minore e una farsa (o meglio una sequenza di scene congegnate a incastro) di Molière hanno dato modo al regista Giorgio Strehler di adoperare la sua tagliente fantasia nelle zone più amate della Commedia dell’Arte. Dire che la natura di Strehler tragga la sua forza migliore dai “canovacci”, dagli appunti, anziché dal teatro, cioè dalle opere maggiori, significa limitarlo e chiuderlo in uno specialismo facilmente vittorioso. Le sue regie dimostrano, se mai, una sottile e profonda interdipendenza: e l’aria lieve della commedia, il salto dell’acrobata hanno lo stesso diritto, nella sua ideale costruzione scenica, della tempesta della tragedia, del tonfo di un personaggio abbattuto dal pugnale. Una verità, questa, che può essere dimostrata dalle cronache del suo teatro. […] Sia nell’Amante militare che nel Medico volante, la regia ha insistito sulla velocità dell’azione; e giustamente. La ricerca del ritmo, nella “commedia”, è il più difficile impegno del regista e degli attori; e in questo spettacolo Goldoni-Molière il ritmo è stato catturato con amabile partecipazione da molte “maschere”, e soprattutto da Marcello Moretti, elastico Arlecchino e aereo Sganarello. A Marcello Moretti, mimo e attore tra i migliori della nostra scena (l’avvicinamento a Barrault è immediato), spetta l’elogio più aperto della serata. Goldoni e Molière gli hanno offerto l’ora “meravigliosa” della sua vita di attore; chi ha visto Moretti nell’Arlecchino servitore di due padroni può moltiplicare per dieci i suoi consensi.

Salvatore Quasimodo, “Tempo”, 10 novembre 1951

Questo sito utilizza sia cookie tecnici sia cookie di parti terze per il funzionamento della piattaforma e per le statistiche. Può conoscere i dettagli consultando la nostra Privacy Policy.