1972/1985. Il ritorno al Piccolo e i grandi spettacoli
Tornato alla guida del suo Teatro con un indimenticabile allestimento del Re Lear di Shakespeare (1972), Strehler firma una serie di capolavori, divenuti pietre miliari nella storia della regia del Novecento. Testi messi in scena in passato (L’opera da tre soldi, 1973; Arlecchino servitore di due padroni, 1973 e 1977; Il giardino dei ciliegi, 1974; La tempesta, 1978; El nost Milan, 1979; L’anima buona di Sezuan, 1981) rivivono sotto una nuova luce, supportati da invenzioni di straordinaria forza poetica ed estetica, accanto ad altri titoli degli autori più frequentati (per tutti, Il campiello di Goldoni, 1975).
Nel contempo, secondo una personalissima ricerca artistica, Strehler si cimenta per la prima volta con Genet (Le balcon, 1976), Strindberg (Temporale, 1980), Beckett (Giorni felici, 1982), Lessing (Minna von Barnhelm, 1983), De Filippo (La grande magia, 1985). Nel 1974 esce il volume Per un teatro umano, nel quale illustra i fondamenti della sua pratica teatrale. Come regista lirico, sempre dell’amato Mozart, porta in scena Le nozze di Figaro a Versailles (1973), in un allestimento di grande successo, poi riproposto al Teatro alla Scala nel 1981. Due le indimenticabili regie verdiane, Macbeth nel 1975 e Falstaff nel 1980.